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Intervista a Stefano Montagna
Director of Business Partnership di Travel Appeal
Parlare di big data oggi suona come fumo negli occhi: di che dati si tratta? Chi possiede questi dati? Quale azienda e perché dovrebbe usarli? A cosa servono?
Le domande in merito ai dati e al loro utilizzo sono un'infinità, perciò abbiamo pensato di dare una risposta alle domande più comuni chiedendo un contributo ad uno degli esperti del nostro team.
Per trasformare i big data in qualcosa di concreto e a portata di molte aziende, bisogna introdurre il concetto di API, ossia Application Programming Interfaces, le chiavi d’accesso e di utilizzo ai cosiddetti data lake.
Nessuno come Stefano Montagna, Director of Business Partnership di Travel Appeal, che si occupa di partnership e di integrazioni con altre aziende, può introdurci meglio al mondo dei big data e delle API.
Lo sviluppo e il rilascio delle API da parte delle grandi aziende va in due direzioni ben precise.
La prima è prettamente operativa: ad esempio, chi si occupa di alberghi (capi ricevimento, sales manager, marketing manager, ecc.) avrà una visione più completa e una gestione semplificata delle operazioni, se il software che usa unisce più funzionalità. Oggi si utilizzano molte tecnologie all’interno di una struttura, dal PMS al CRS all'RMS, e spesso ci si ritrova a non sfruttare a pieno tutte le funzionalità, causando inefficienza e spreco di denaro.
La seconda direzione è più commerciale: oggi, più che mai, si riscontra la necessità di profilare quanto più precisamente possibile ogni singolo target di mercato. Le grandi aziende che hanno in pancia queste informazioni lo hanno capito e mettono a disposizione milioni di dati utili alla causa.
La problematica principale è però quante siano le tecnologie in grado di valorizzare queste informazioni e quanti siano gli utenti in grado di comprenderne il valore.
Tutte le aziende possono beneficiare dei dati disponibili da API.
Dai PMS che possono fornire informazioni dinamiche a completamento dei dati statici sul soggiorno dei clienti, ai CRS o CRM che con queste informazioni possono dare supporto nella pianificazione e nell’attuazione di precise ed efficienti strategie di webmarketing, per esempio, facendo riferimento al mondo dell’Hospitality, finalizzate alla disintermediazione.
Legati al mondo alberghiero, anche gli RMS potrebbero beneficiare nell’avere a disposizione i dati tramite API: si possono costruire e strutturare nuovi algoritmi che rendano la proposizione del prezzo ancor più corretta ed efficace.
Volendo uscire dal contesto Hospitality, anche Istituti di Credito, Real Estate, Società di telecomunicazione, possono trarre beneficio dai dati via API: tutte le aziende che fanno della profilazione del cliente la base per sviluppare il proprio core business hanno necessità di avere quante più informazioni possibili.
La documentazione è spesso poco ordinata e flessibile e quindi richiedono un investimento lato sviluppo, talvolta maggiore del beneficio che se ne può trarre. Per questo motivo diventa difficile, avere dei sistemi realmente integrati e spesso l’utente, scontrandosi con ostacoli che non è in grado di superare, preferisce scegliere tecnologie definite “All in one” che però non possono essere performanti sotto tutti i punti di vista.
Oggi la competizione tra software è sempre più alta e crescente. Per esperienza faccio riferimento a quelli dell’Hospitality, ma il trend credo sia equivalente in tutti i settori.
A parità di funzionalità il mercato va sempre verso una scelta di prezzo, andando ovviamente sulla soluzione più conveniente.
Per contrastare questa tendenza è importante valorizzare i propri prodotti in termini di contenuti e di funzionalità offerte, dove queste siano commercialmente scalabili su tutto il parco dei clienti potenziali.
Ecco perché Travel Appeal è di grande supporto in questo processo di innovazione, perché ha tutte le caratteristiche tecniche e commerciali che garantiscono flessibilità, scalabilità e successo.